venerdì 10 aprile 2020

Quarantena

Pare che questa quarantena qui, in questa isola sperduta nel web, duri da un anno e mezzo... quindi mi pare giusto interromperla. Per lo meno c'è un posto al mondo dove posso finirla così.
Ma devo essere onesta.
Scrivere un post dopo così tanto tempo mi regala un po' di imbarazzo.
Un po' come quando incroci un tuo ex per caso e sei indecisa se salutare, fare un cenno o abbassare lo sguardo e ignorare completamente di averlo visto.
Non farò nulla di questo. Fingerò solo di non essermene mai andata.

Tante cose sono cambiate, in realtà, in questo anno e mezzo.
Ho comprato casa con L., entrando finalmente nella categoria di quelli che hanno un mutuo per la vita a cui pensare.
Ho compiuto 30 anni. A malincuore.
Sono incinta. Da 3 mesi.

Qui, seduta nel corridoio di casa, alla mia terza settimana di isolamento. Già, perché ovviamente sono incita nel mezzo di una pandemia mondiale, ed essendo un'infermiera non è proprio la posizione migliore dalla quale guardare il mondo.
Per cui sono qui. In questo blog dimenticato.
Sono seduta tra la tranquillità del sapere che questo, ora, è il posto migliore dove io possa stare (dove questo fagiolino che mi sta nella pancia, può stare) e la consapevolezza che non è il mio posto.
Un po' come sentirsi al sicuro, ma costantemente a disagio.
E lo dico qua, perché è l'unico luogo dove nessuno può rispondermi che è da stupidi pensare una cosa simile.
"Ci sono persone che farebbero la firma a rimanere a casa, pagate, ora come ora". Mi hanno detto.
Beh, che dire, devo aver proprio scelto il lavoro giusto per me, se sento che dovrei farlo anche quando non è la cosa più conveniente per me. Detto ciò, non sono stupida.
Hence, that's why we're here. In questa quarantena forzata. Nel corridoio di casa.

Mi mancano tante cose, e ne ho altre in abbondanza.
Per esempio ho tempo, ne ho talmente tanto che tutto rallenta e mi si stringe un po' la gola.
Mi sono sempre detta che tante cose non le faccio per mancanza di tempo, ma è ora evidente che mi sono sempre seduta comoda su questa scusa.
Mi manca la famiglia. Quella mi manca sempre se so di essere lontana... ma mi manca soprattutto la sicurezza di poter tornare a casa, se lo volessi, in qualsiasi momento. Per mostrargli un pacione che cresce o solo per vedere qualche capello bianco in più sui miei 2 vecchi brontoloni.
Spero di avere presto la scelta di poter decidere. Di scegliere se farmeli mancare un altro po' per poi godermi ancor più il momento in cui li abbraccio, o se semplicemente ammettere che è sufficiente, che ne avrei davvero bisogno. Ora, adesso.
30 anni e sentirsi ancora persa, tanto quanto 10 anni fa. Tanto quanto 15 anni fa.

Penso ci sarà qualcosa che di sicuro proverò a dire a mio figlio.
Per regalargli una disillusione.
Per avvisarlo, anche se non ci crederà e magari riderà di me dicendo che per lui è diverso.
Per illudermi che cambierà qualcosa.
Gli dirò che avrà paura.
E continuerà ad averne per molto, molto a lungo. Che essere spavaldi e coraggiosi è solo la maschera che ci piace indossare davanti ai nostri genitori, per farli dormire sereni. Per non aggiungere le nostre preoccupazioni alle loro, su quelle spalle che ci sembrano sempre più curve.
Perché alla fine li amiamo alla follia, ma dirlo ad alta voce non è così cool. Non è il nostro stile.

Spero anche di ricordarmi di questo, quando a mia volta avrò l'età di mia madre.
Non è cool, ma è tutto lì, davanti ai nostri occhi.
L'amore che vorremmo urlare, a squarciagola, ma che bisbigliamo piano.