sabato 24 dicembre 2011

A Natale puoi...

* Esprimere qualche buon proposito per l'anno seguente... o sentirti più "sollevata" realizzando che dal 31 dicembre all'1 di gennaio non cambierà un emerito cazzo.
* Fare festa con i parenti.... oppure beccarti un virus intestinale e scansare tutte queste rotture standotene a casa sul divano con la borsa dell'aqua calda.
* Addobbare un grande albero... oppure non farlo affatto e chissenefrega.
* Pensare di fare trentordicimila regali... o semplicemente farli solo a chi se li merita, a chi non ti è stato lontano, a chi ti ha fatto sentire un poco di amore. Degli altri: chissenefotteilcazzo.

Il mio odio per il Natale arriva quasi ai livelli dell'odio che ho per me stessa.
E questo dice tutto.

lunedì 19 dicembre 2011

Chiacchiere da salotto

Quando qualcuno intorno a me perde persone care inaspettatamente, penso a quanto cazzo è imprevedibile la morte. Potrei smettere di esistere domani stesso o tra 70 anni.
Se - tanto per parlare - quel giorno fosse domani, probabilmente sarei pentita di un'unfinità di cose. Avrei il rimorso prima di ogni altra cosa per aver spesso disprezzato la vita.
Ma, in fin dei conti, chi è che non l'ha mai fatto?
Per questo non mi condannerei.
Ma di certo lo farei invece per altre cose. A partire dall'egoismo. Non del genere materiale, venale o robe simili. L'egoismo della categoria peggiore: quello emozionale.
Voler essere felice a discapito della felicità altrui. Pensare che la mia idea di felicità debba per forza corrispondere a quella delle persone che mi stanno vicine.... non so spiegarmi, dannazione.
Ad ogni modo, per questo mi condannerei alla pena più nefasta ("divina commedia parlando").

Altro giro, altro rimpianto: il giudizio, quello che ho espresso troppo in fretta nei confronti dei miei genitori.
E parlo del passato, quando li ho respinti più volte, quando li ho incolpati ripetutamente per un qualcosa che mi ha rovinato l'infanzia.... solo adesso, che con il senno di poi so mettermi nei loro panni, sono capace di elaborare quel lutto interiore che allora mi aveva distrutta.
Dio, quanto li ho odiati. E quante volte ho pensato che se mi avessere davvero voluto bene, avrebbero fatto scelte diverse. Stupida me.
Mi sono stati vicini nei momenti peggiori, ed è forse l'unica cosa importante.
Mi hanno sempre dimostrato il loro amore - a modo loro - ma solo adesso io l'ho capito. Solo mentre ero in ospedale ed ero terrorizzata all'idea di avere un tumore: mentre li ho visti piangere, quando gli ho sentito tremare la voce.
Dannazione, come si fa ad arrivare a certe conclusioni solo quando si teme la morte?
Perchè non prima, in un giorno qualsiasi?

Another. Le promesse.
Quante ne ho fatte agli altri e a me stessa. Potrei scriverci un libro con tutte quelle che non ho mantenuto.
Ma questo è un debito più che altro nei confronti di me stessa. Non mi sono mai presa sul serio, ecco il problema predominante.
Dovrei continuare con molte altre cose, ma non credo che giovi al mio umore.

So che se dovessi morire domani, sarei pentita di non essermi iscritta all'ADO (pigrizia è il mio secondo nome) per donare stupide parti di me a qualcun'altro.
Vorrei una cassa da morto modesta, nella norma, nulla di eccissivamente confortevole o costoso.
Mi farebbe piacere però indossare un bel vestito nero. E l'anello che mi ha regalato Luca.
Non vorrei essere cremata, la polvere mi fa venire la rinite allergica.
Non vorrei nemmeno un funerale in chiesa, con il prete che dice baggianate sulla vita dopo la morte o sul volere del signore.
Ne vorrei uno molto semplice, con una foto dove non sembro troppo grassa e pochi fiori (poi si sciupano, ed è una tristezza infinita).

Mi fa un po' sorridere questo lungo post.
Palahniuk direbbe: "chiacchiere da solotto".





venerdì 16 dicembre 2011

Una dentiera, grazie

Mi sento vecchia.
Una squallidosissima vecchia dentro un corpo giovane.
La sensazione è quella di voler rincorrere il tempo che senti ormai perduto, andato, fuggito. La sensazione è di avere il fiatone per aver corso al massimo delle forze e non essere riuscita a valicare il traguardo. La sensazione è di essere in quel limbo che si dondola tra i ricordi del passato e il precario futuro noioso che attende di divorarti con un boccone per ogni fottuto errore.
Ho 21 anni e non mi pare affatto di averli.
Penso al matrimonio. Penso di volere qualcuno legato a me in modo difinitivo, che mi dia tutte le sicurezze di cui ho bisogno (ahahah!)
E penso ai figli. Penso che ne voglio due: così se uno muore me ne rimane uno.
Penso che probabilmente questo pensare sia solo il frutto di una fottuta paura di rimanere sola.
Questa consapevolezza mi sta uccidendo più di qualsiasi altra cosa.
Non so cosa sbaglio nel creare i miei rapporti umani. Ho un tale nervoso che non riesco nemmeno a circoscrivelo in una frase.
Non ho mai fatto nulla per ferire le persone, ma queste continuano a sferzare pugnalate su pugnalate su vecchie cicatrici. Non sono una fottuta stronza, ma quelle che conosco sono piene zeppe di amici.
DIO CANE, dimmi cosa sbaglio!
Qual è il mio cazzo di problema?


Chuck Palahniuk scrive:
"Non importa con quanto scrupolo seguirai le indicazioni: avrai sempre l'impressione di aver perso qualcosa, la sensazione sprofondata sotto la tua pelle di non aver vissuto tutto. C'è quel sentimento di caduta nel cuore, per essere andato troppo in fretta nei momenti in cui avresti dovuto fare attenzione".
(Invisible Monsters)