domenica 26 agosto 2012

Avevo una bambola

Quando ero piccola avevo una bambola. All'inizio, nuova di palla, era proprio bella.
Era una di quelle stupide bambole che ripetono frasi registrate. A volte queste frasi le troncava e si impallava in una sillaba. Le avevo tagliato i capelli in modo indecente pensando di esserne capace. Se la tiravi troppo si staccava una gamba e rimaneva monca finchè non trovavo qualcuno che sapesse reinserirla.
Era davvero una brutta bambola, alla fine.

Una notte ero in camera mia con questo fagotto di plastica ammaccato in mano e, non ricordo per quale futile motivo, decisi di scendere al piano terra. Inciampai nelle scale e mi feci le due rampe rotolando come un sacco di patate. Rotolai tenendo stretta quella insulsa bambola, continuando a sbattermela in faccia pur di non lasciarla.

È questo che mi urta di più del mio carattere. Il fatto che io debba sempre aggrapparmi a qualcosa, anche quando questo non mi fa bene e continua a nuocermi. Io mi avvinghio al ricordo, all'emozione che inizialmente ho provato ma che ormai, contestualizzandola al presente, perde di significato.
Non so porre un limite, non so distinguere i contorni, non sono capace di definire quello che voglio da quello che ho. Penso che quello che ho, è quello che voglio.
Semplifico l'equazione.

In un qualche scatolone dimenticato da qualche parte, penso di averla ancora quella stupida bambola.

giovedì 16 agosto 2012

Errori

Studio per diventare un'infermiera. Ho scelto questo lavoro perchè sento che mi appartiene, non per caso. All'inizio ero indecisa e pensavo di voler fare medicina, ma per una questione economica e temporale l'ho esclusa.
Ammiro davvero tanto il lavoro del medico. Conoscere com'è, come funziona, perchè, come si corregge il nostro organismo che è la cosa più perfetta - a livello fisiologico - che io conosca.
Studio per diventare infermiera e inizio a conoscere la professione che non ho scelto.
Inizio a vedere i difetti che prima non mi erano noti, incomincio a scavare sotto quel polverone di terra che oscura un punto di vista obbiettivo.
Ci sono medici narcisisti e presuntuosi, che non hanno nulla a che fare con la professione che hanno intrapreso. Questi medici dovrebbero vedere oltre i sintomi, dietro la malattia, oltre il letto di ospedale. Si credono una sottoscecie di Dio storpio con un bisturi in mano, capaci di essere indenni agli insuccessi solo perchè portano la sigla "Dott." davanti al cognome.
La medicina non è fatta solo per chi ha una memoria fotografica, né per chi la intraprende per sentirsi altolocato e prestigioso. Questi, in gergo, li chiamerei dottori delle mutua o dottori del cazzo.

Sto aspettando una chiamata.
Dall'altra parte della cornetta ti diranno che la persona in questione purtroppo non ce l'ha fatta ed è deceduta alle ore tot per insufficienza respiratoria o insufficienza renale (se la giocano queste due), ti diranno anche qualcosa che assomiglierà a "siamo addolorati, i nostri medici hanno fatto tutto il possibile".
Con una chiamata spersonalizzata e standardizzata ti diranno che hai perso un tuo caro e metteranno avanti le mani, giustificando una situazione che non puoi capire - perchè non sei un fottuto medico - in un qualche modo improvvisato.

La mia persona aveva un tumore la seno, bilaterale, a un modesto stadio. Sono stati effettuati esami di accertamento: ecografia mammaria, ago aspirato, Tac, Rx torace. Il tumore è risultato operabile. Interrotta cardioaspirina, iniziata profilassi con eparina calcica.
Effettuata visita con chirurgo, il quale fa intendere che se si sganciano dei soldi, si ha la precedenza.
Attesi ben 3 mesi, e solo dopo diverse insistenze, la paziente viene sottoposta a intervento di mastectomia radicale ad entrambi i seni.
Insufficienza respiratoria e cali pressori durante l'intervento portano alla scelta di ricorverarla in terapia intensiva. Una volta stabilizzata, viene spostata in Chirurgia. Episodio di fibrillazione. Rx torace. Risulta un'importante polmonite ad entrami gli organi respiratori. Continua la terapia antibiotica senza successo. Rx torace. Riscontrato versamento pleurico unilaterale. Trasferita in Pneumologia. Effettuate diverse emotrasfusioni, l'emoglobina non regge e continua a scendere nonostante inapparenti emorragie.
Insufficienza respiratoria, rianimata, intubata e trasferita in terapia intensiva.
Ti dicono che la situazione è instabile, si attendono le prossime 24 ore per saperne di più.
Anuria. I reni iniziano a cedere. Tutto, inizia a cedere.

Ti dicono di tenere il cellulare acceso.
Ti dicono che è solo questione di ore.

In parole povere ti dicono che secondo le statistiche, una percentuali di ammalati muore. Una percentuale di ammalati muore tutti i giorni, in ospedale.
È colpa delle malattie, non dei medici. Le malattie uccidono, i medici guariscono.

Sarà solo l'autopsia che ti darà la verità.
E allora aspetto. Aspetto che suoni il telefono.
Aspetto per decidere se continuare ad ammirare questa professione, o se guardarla con occhi più disillusi e distaccati.

lunedì 13 agosto 2012

Contatti bruciati

È triste come a volte mi soffermi a pensare a come potrei essere, a dove potrei essere, con chi, se solo avessi preso decisioni differenti. Fa capire quanto le mie scelte siano sempre come piedi che azzardano passi, incespicando su stessi.
Spesso mi sento un groviglio di fili, nodi avvinghiati che si tengono stretti li uni con gli altri. 
Tanti nodi non fanno una matassa liscia e ben districata. Fanno sono un guazzabuglio di linee senza apparente significato. Nessuno ci vorrebbe mettere le mani... a tutti piacciono le cose semplici.
Le cose semplici danno sicurezza.
E io vorrei essere qualcosa di sicuro, che lega qualcosa a qualcos'altro.
Vorrei essere un filo, ma sento di assomigliare più a un orlo scucito.
Vorrei essere una corda, ma mi pare di attorcigliarmi in un cappio.
Vorrei essere un cavo. Un condotto di elettricità.
Sì.
L'elettricità è bella, accompagna le tue giornate, le illumina e solo quando lo desideri le spegne.
E io mi sento davvero un cavo elettrico. Illumino città disabitate, do energia a elettrodomestici rotti e a lampadine interrotte. Sono un contatto bruciato.
La mia energia non converge, si perde.
Nessun elettricista mi sceglierebbe per i propri impianti.
Sono solo fortunata. Luca non sa un accidenti di niente, su come si scelga un giusto cavo aggiustato.
Lo ha scelto, mi ha scelto, senza sapere se ero adatta alla sua lampadina.
Ripeto, le mie scelte insicure mi hanno portato ad essere la scelta - probabilmente sbagliata - di qualcun'altro.
Ma finchè non ci sarà bisogno di "accendere la luce" non si saprà mai, quale sia la causa della scorretta illuminazione.