domenica 28 agosto 2011

Mi hanno detto che si muore ispirando

Ma in effetti non trovo una logica ragionevole in questa scelta
È come se volessimo tenerci un po’ di fiato come garanzia, come investimento a fondo perduto. Sembra un po’ una filosofia di egoismo: possiamo prendercelo, allora perché lasciarlo? Gonfiamo i polmoni più che possiamo, fino a farli scoppiare. Aggrappiamoci a ciò che per tanto tempo ci è appartenuto, tiriamole giù fino al nostro capolinea, queste molecole. 
Coltiviamo il terrore di non avere abbastanza.

Ho provato a fare un lungo respiro, prendendomi tutta l’aria che ho potuto contenere e un dolore al diaframma mi ha costretto il torace. Poi ho espirato e il sollevo mi ha cinta, dandomi un brivido di benessere.
Io sto meglio vuota. Vuota di tutto, intendo… di aria, di sentimenti, di cibo. La pienezza è così ingombrante, così scomoda, pesante.
Penso che, contrariamente alla fisiologia umana, potrei morire espirando.

sabato 20 agosto 2011

Inversamente parlando

E se (per fare un banale esempio) fossero i daltonici a vederci bene?
Se fossimo noi il numero a 6 zeri di soggetti inperfetti?
Magari ci siamo mentiti così a lungo e spudoratamente, pur di sentirci giusti. Abbiamo stabilito colori e regole su fondamenta di nostro ingegno, ma se quest'ultimo fosse dettato da un errore, allora anche tutto il resto di conseguenza lo sarebbe.
Se avessi la certezza che questa piccola farneticazione fosse in realtà l'esatta interpretazione, allora potrei dire di sentirmi una persona normale.

giovedì 18 agosto 2011

Mia nonna e l'era dei lumi

Oggi l’ascolto.
Non succede spesso, anzi... diciamo che accade davvero di rado. È diventata quasi una reazione automatica: parte il disco delle raccomandazioni, dei rimproveri sul mio cervello che si sta ammalando perchè crede che le maniglie dell’amore siano la piaga dell’umanità, o del fatto che ho un piercing in viso, un tatuaggio che è per sempre come il diamante, o dei piedi scalzi che prendono freddo e poi mi ammalo, della macchina che va controllata e lo dimentico, delle responsabilità che mi sto accollando e che non mi rendo conto di dover sopportare; e via dicendo.
Insomma, è un bla-bla che conosco a memoria e so che lei vuole solo che le dica che ho capito. Quindi ripeto il copione, ed è felice per un po’.
Ma come dicevo, oggi decido di ascoltarla davvero.
Mi chiede per l’ennesima volta come funziona l’università e penso: «diamine, non è difficile da capire!», ma poi mi rendo conto che a volte la mia pazienza è troppo limitata, che perdo la voglia di spiegare.
Quando ero piccola invece mi piaceva e mi perdevo sempre in discorsi infiniti e a mia volta insistevo perchè mi si illustrasse per filo e per segno il cruccio del momento. Sì, forse ho perso la pazienza da qualche parte come Orlando con il suo senno. Così respiro profondamente e le spiego tutto nei dettagli, dall’inizio alla fine: la scuola, i progetti, le aspettative, tutto quanto.
Le mi sorride e mi dice: «scusa la nonna se in certe cose è ignorante».
Mentre parlo digito un messaggio con il cellulare e lei mi guarda incuriosita da come si possa “scrivere con i numeri”. Le sembra una cosa impossibile e complicatissima. È davvero un’epoca che mi pare lontana anni luce, quella dalla quale proviene mia nonna.
Allora le mostro come si fa, anche se so che non imparerà mai ad usarlo. Non importa, penso che lei ha speso tanto di quel tempo ad insegnarmi le cose più banali e mi si stringe il po’ il cuore, ma questo non glielo dico.
Inizia poi a dirmi che sono cresciuta tanto (sì, cade sempre in questo luogo comune) e che vivere da sola è un passo gigantesco. Mi chiede: «Perchè lo fai? Perchè da sola? Si sta così male a non poter parlare con nessuno, ci si sente così persi... non ti senti persa?».
Faccio cenno di no con la testa.
Mia nonna sospira. «Io pagherei per non stare da sola e tu invece vuoi fare troppi sacrifici per restarci».
Mi sento un po’ a disagio, allora le faccio notare che la mia situazione e un po’ diversa dalla sua.
Mi dice: «Hai ragione gioia, a me manca il nonno. Mi manca tanto. Tu te lo ricordi vero?».
Di solito non ne parla mai. Le rispondo di sì. Certo che mi ricordo.
«Come lo trovo un altro uomo così? Dov’e? Non esiste, non esiste».
Odio davvero sentirla parlare così, non perchè io sia un’insensibile, ma mi dà fastidio. È morto, basta piangere sul latte versato, si deve sempre andare avanti. E glielo dico, in faccia e senza sentimento.
Vai avanti, non pensarci.
Annuisce e mi coglie alla sprovvista: «Lo so che dico sempre le stesse cose. Mi lamento spesso. Ti ricordi con il nonno tutte le volte che litigavamo perchè non mi faceva mai un complimento, nè mi dava un’attenzione? Quante maledizioni, quante discussioni solo perchè volevo essere accarezzata, baciata, coccolata. Soltanto perchè volevo essere certa del suo amore. Non ti sembra egoismo questo? Pretendere un gesto che comunque ti viene dimostrato in un altro modo, come a dire che la maniera che vogliamo noi è migliore di un’altra. E vedi... non ci si pensa e si discute, si discute, si discute e non si ascolta.. si perde tempo che poi si finisce per rimpiangere. Oh gioia mia, come lo rimpiango questo tempo! Restituirei il ricordo che conservo gelosa di ogni carezza, pur di riavere il suo muso lungo accanto al mio. Non mi rendevo conto di quant’era immensa la fortuna che avevo». Non si interrompe, parla tutto d’un fiato. «E rompo un po’ le scatole perchè sono vecchia e quando ti vedo mi sembri sempre più grande, e mi fuggi via perchè è così che va... ma non voglio andarmene facendomi ricordare come la nonna brontolona. È che ti voglio bene e ci tengo che tu stia sempre al meglio, e se ti rimproverò lo faccio solo perchè ti stai allontando, ma io sono così fiera di come sei stata cresciuta. E mi manca il nonno in questi momenti dove mi rendo conto di quanto sei bella sempre, dentro e fuori».
Le scappa una lascrima, allora si zittisce e si volta.

E mi sento egoista, proprio come lei aveva detto di essere stata con mio nonno. Sì, e mi sento anche a pezzi dentro per tutte le volte che non l’ho ascoltata davvero.
Ci rifletto su, lo faccio attentamente e come per ogni cosa che mi cruccia la scrivo.
Distendo i concetti in parole ordinate, come se servisse a impremerli nella testa. 
Credo di aver imparato qualcosa oggi, ma penso anche che domani tutto ciò mi sembrerà solo fiato su corde vocali che molto spesso facciamo vibrare senza un preciso motivo.
È proprio vero. Sono un’egoista - tanto quanto ogni essere umano sulla faccia della terra - e come tale penso solo a star bene nel presente e mi scordo quasi sempre delle cose importanti.

lunedì 15 agosto 2011

Anatomia bislacca

Anastomizzatemi, come si fa con due vasi sanguigni difettosi: inappetenti di vigore, deboli condotti frastornati. 
Ricostruitemi.
Fatelo, così che l'ondata rosso bruno delle cose brutte venga sommersa dal flusso vivo di quelle belle. 
E diluitemi, lentamente. 
Dosate le giuste quantità, donatemi nuovamente un'equilibrata saturazione, in modo che i miei pensieri si possano nutrire di un ossigeno puro e genuino, e non di questo veleno. Ne sono satura.
Regalatemi una costante pressione, a valori ottimali. Date alla frequenza del mio cuore un ritmo da inseguire, una stella polare maestra, intransigente. Severa.
Abbandomantemi in un attimo di perfetta sincronia, così che io possa godermelo appieno. E ascultatemi furtivamente, da lontano. 
Lasciatemi comprendermi, ma non lasciatemi del tutto.

domenica 14 agosto 2011

Teorie scientifiche

Vediamo la vita con l'aspettativa che essa possa soddisfarci, ma sappiamo di poter essere un giorno i vincitori, un altro i perdenti. E sotto quest'ombra di consapevolezza, alla fine, come fossimo animali feriti - tutti noi, senza nessuna eccezione - ci nascondiamo nel leccarci le ferite inguaribili. Lo facciamo furtivamente, al riparo dagli occhi dei potenziali predatori
Non è forse questo il valore su cui ci basiamo? Usare come forza le falle altrui.
Chi è debole è perduto, è immeritevole, è solo. Carne da macello. 
Palahniuk direbbe: "Selezione naturale. Non è la parola esatta, ma è quella che mi viene in mente"
Peccato che Darwin non considerasse alcune circostanze. Fosse per lui, io sarei già morta.

lunedì 8 agosto 2011

La fiducia

È proprio uno schifo. Se hai avuto motivo di dubitarne, esiste il modo di ripristinarla?
Ditemi di sì, perchè sono mesi che mi pongo questa dannata domanda.
Ogni piccolo dettaglio che si discosta dalla routine mi fa sospettare qualcosa. Sarà che sto diventando una maniaca del controllo, sarà che sono gelosa o semplicemente un'idiota. Ma se non sono certa della circoscrizione di alcune azioni, non dormirò mai sonni sereni.
E se per questo motivo nascono pretesti che sbocciano in discussioni, non fatemene una colpa.
Sono solo un semplice essere umano che protegge il proprio cuore velenoso.

...!


È proprio un mondo storto, 
curvo su una logica che non comprendo. 
Vorrei un perché, un per come, 
una ragione...
vorrei un credo per il quale è giusto vivere. 
Vivere sereni, dico: 
privi di inutili pensieri e problemi, 
inani progetti e patemi. 
Gioco con le parole, 
mi chiedo ancora come facciano a illudermi le favole.

domenica 7 agosto 2011

La felicità?


Basta essere come la livrea di un uccello: cambiare al mutare della stagione, alla necessità, alla possibilità. Cambiare quando non si sente di star più bene nelle proprie piume. 
Ed è questo l'importante: sapersi vestire di ciò di cui si ha bisogno. 
Sempre.

Non chiedetemi perchè amo l'inverno...

Emozioni come fiocchi di neve: filamenti invisibili di ghiaccio che s'intrecciano, così apparentemente irrilevanti se non visti nell'insieme; legami deboli bensì essenziali, facilmente esposti alla loro fragilità molecolare e così dannatamente dotati d'irripetibile bellezza. 
Peccato siano destinati sempre a sciogliersi o a gelarsi alla prima futile variazione di temperatura... ma, a loro discolpa, si può dire che niente è perfetto.

Considerazioni

Mi viene difficile dare una definizione di amicizia... 
A-M-I-C-I-Z-I-A
Mah, penso sia una questione di punti (di vista): certe volte di punti interrogativi, spesso di punti a capo con conseguente giro di pagina; alcune di ambigui puntini puntini puntini. Purtroppo, troppe poche volte di punti di riferimento.

Odore di terra

Ho scavato una fossa e ho seppellito i bei ricordi lontani. Quelli che un tempo mi han fatto star bene davvero, quelli che hanno fatto più male. Capita che se ne vivo di nuovi - diciamo di migliori - la terra in quel punto sembra smuoversi. 
Ma, forse, è solo la paura di doverne seppellire altri, una volta che si spegneranno.

Pezzi di vetro, fanno fragore

E c'è chi ti raccoglie e ti aggiusta come può, proprio quando temi di frantumarti...e a volte nemmeno lo sa di sostituire quei deboli legami tra silicio e ossigeno di quel cristallo mezzo rotto, mezzo sano, in cui ti riconosci.  
Bizzarra e complessa è la chimica dei rapporti umani, non credi?

Divori illusioni

Le inghiottisci come se mangiassi pane! E non c’è dieta sufficientemente determinata che regga, perché di questo cibo non ne hai mai abbastanza, ti nutri senza limiti rischiando indigestioni.
Ingrassi in questo circolo vizioso.
Non soffochi nel masticare? Non affoghi nel loro sapore amaro?
Obesa di aspettative, sovrappeso di rimorsi. I tuoi fianchi non sanno più concederti equilibro.
Rigetti tutto con due dita in gola, abbracciando il sollievo di sentirti più vuota, come se non avessi mai ingurgitato nessuna illusione. Così facendo, giorno dopo giorno, il tuo stomaco si fa più piccolo.
Hai raggiunto il tuo obiettivo: ingerire sogni a piccoli bocconi e in minime dosi.
In questo modo tu pensi di non correre rischi, più nulla ti andrà di traverso, nessun dito solleticherà la tua gola per porre rimedio all’ingordigia di vita. Fine alle delusioni, punto a capo per la tua dieta di speranze.
Per questo destino di pasti già masticati, ti chiedi solo: vale forse il rischio?

Poca importanza ai convenevoli

Ricordate il vostro primo giorno di scuola? Cinti nel vostro vestito migliore per fare una buona impressione. La maestra vi piazzava in piedi davanti alla classe e chiedeva di esordire con una bella presentazione di voi stessi, fatta di ogni dettaglio utile per farvi conoscere. Ecco, io ero una di quelle che - disorientata e paonazza - spiaccicava uno striminzito "ciao, sono Jessica" e correva a sedersi al suo posto.
Da qui, il mio odio ben radicato per le presentazioni in pubblico. Potrete quindi capire quanto sarà breve il primo post di questo blog. Solo informazioni succinte e indispensabili.
Ho 21 anni.
Vivo da sola da 1 e mezzo.
Studio all'univerità di Medicina e Chirurgia, facoltà di Infermieristica.
Ho un ragazzo fantastico al mio fianco, genitori premurosi e nonne in gamba.
Odio lavare i piatti e portare via la spazzatura.
Piango spesso e quasi sempre per emozioni belle, ma rimango in ogni caso una piagnona.

Scrivo da quando ho 14 anni e ho aperto questo blog per continuare a farlo, o perlomeno per provarci.
Sono lunatica, gelosa, pessimista, a volte insopportabile e pressoché tutto tratte che costante.


PS: non sono un granchè nemmeno nelle descrizioni, se non si è già capito.