lunedì 7 novembre 2022

Emily

A volte mi fermo a pensare a te. Il tempo passa estremamente veloce ma quando siamo assieme rallenta, si dilata un po', a volte mi sento molto consapevole dei minuti che scorrono. In questo tempo insieme mi sento estremamente fragile e questa sensazione di vulnerabilitá mi stravolge. Tentenno nelle mie decisioni e mi sento a volte impacciata e imbranata. Quando chiami strillando: "Mamma, mamma!!", mi gelo un po' nel continuare a realizzare che ce l'hai con me e nessun altro. Che sono qui e il mio compito e farti da pilastro ed insegnarti come sopravvivvere in questo mondo pieno di imprevisti. Mi sento cosí terrorizzata all'idea di sbagliare e di fare banali errori, proprio come quando si pensa a quelli stupidi fatti dai propri genitori. Mi ripeto che sará inevitabile sbagliare qualcosa, che probabilmente giá lo sto facendo nell'essere cosí cauta e calcolata nelle mie mosse. Come un piccolo computer provo a calcolare i rischi e ridurli al minimo, senza troppo ottimismo. A volte mi fermo a pensare a te. Mi chiedo cosa pensi e cosa vedi attraverso i tuoi occhi immaturi. Ti vorrei stringere continuamente. Ti annuso e mi sento un po stupida. Mi viene da piangere e non so come gestire tutte queste emozioni che mi attarversano veloci. A volte mi fermo a pensare a te. Sei qui ora e voglio accarezzarti, attraverso la mia pelle vorrei che il mio amore trasudasse contro la tua. Vorrei gridare a squarciagola che mi dispiace. Mi spiace giá ora se faró qualche sbaglio e se questo ti fará soffrire. Ti giuro che ogni mia scelta sará fatta sempre pensando a te. Sono molto brava a mettere gli altri al primo posto e, anche se pare sia un difetto, questo rassicura un po' la mamma che é in me. Emily, rimango terrorizzata ogni giorno che trascorro con te e, mano mano che passa il tempo, imparo sempre di piú che amare cosí tanto é estremamente doloroso. Ma sono certa valga la pena. Tra qualche mese arriverá un fratellino. Non so come la prenderai. Non so come la prenderó. Non so se sono pronta ad amare ancora piú di quanto amo giá adesso. Il cuore mi scoppia. Decido che la cosa migliore da fare é lasciare che tutto questo mi continui a stravolgere. Ma prima ti abbraccio ancora, forte, e mi rilasso. Ti amo, amore.

venerdì 30 settembre 2022

You survived 100% of your worst days.

Prima di urlarlo qui ed ascoltarne l'eco ripetersi tintinnare nel nulla, ne volevo essere sicura. Perché ficnché non lo dici ad alta voce, non sta davvero succedendo. Sono incinta. All'ultima IUI di luglio, la sorpresa inaspettata. Ho appena pubblicato una bozza, una nota lasciata dimenticata tra i draft dei miei posts, lí da leggere per nessuno. Uno sfogo di parole spinte da tanta tristezza e rassegnazione. La pubblico perché me lo voglio ricordare. Che anche quando penso sia tutto perduto, puó succedere qualcosa che non mi aspetto, che mi travolge. Non credo in Dio ma ringrazio quella serie di eventi e concidenze che mi hanno donato questo regalo che tanto ho desiderato. Sono di 14 settimane, lo so da 10 e 10 sono le settimane che continuo a chiedermi se sta succedendo davvero. 10 sono le settimane che il solo pensiero mi fa piangere, per una volta non di tristezza. Sono un essere umano fortunato e non lo dico mai ad alta voce a sufficienza. Giuro che funziona, anche solo dirlo a se stessi. Quei giorni brutti, insuperabili, devastanti, che ti stravolgono ogni pensiero positivo. Quei giorni che pensi ti terranno lí intrappolata,che continuerai a rivivere. Quei giorni, i peggiori di tutti. Fino ad adesso li hai superati. il 100 % dei tuoi giorni dimmerda. Me lo ricordo. Melo dico ad alta voce. Quando tentenno e muoio di paura. Tutto passerá, basta ricordarselo. Brindo alla vita. Quella che si sta ancora creando e che ancora non ha visto nessun "giorno peggiore". Ti aspetto. Non vedo l'ora.

La "bozza (dimenticata) di giugno" 10/06/22

Mi sento strana, a volte, ultimamente. Mi sento un po' sbagliata. Apparentemente funziono lo stesso, a stabile velocitá, faccio i passi giusti, prendo decisioni coerenti. Tutto sembra andare bene. Eppure c'é qualcosa. Vi direi pure cosa, se lo sapessi. E questo é frustrante. Comunque... l'IUI é andata male. Giá. Sto ancora attraversando questo oceano di emozioni. Sono esausta e demoralizzata. Vorrei solo che la mia testa si svuotasse. Boom. Un po' di tregua. Sento una disperazione travolgente trascinarmi lo stomaco contro le anche. Le spalle si curvano a rincorrere le ginocchia. Le braccia si stringono ad accarezzarmi i polpacci. Mi attorciglio espirando e immediatamente dopo sento quasi questo profumo pungente e acre di mare. Sono una conciglia, sulla riva il calore della sabbia mi avvolge e il rumore del mare mi culla. Mi concentro su quello, per non pensare al resto. Per un po'. Non ho mai amato granché il mare. Eppure quando mi sento stravolta e li che la mia mente va, ad affogare i pensieri piu positivi. Eppure anche quando ho bisogno di lasciare andare e rilassare i pensieri, e lá, che la testa si poggia. A farsi distrarre dal rumore calmo dell'acqua. Il mare é terrore puro, buio e solitudine... ma anche calma totale. Dove immergersi, dove ricaricarsi. Vedi, qui il problema. Non puoi andare a nasconderti nello stesso posto, sia quando ti sta bene sentirti una completa nullitá, che quando vuoi rincuorarti che andrá tutto bene. Finisce che far confusione é ad un passo. Come dicevo... Mi sento strana, a volte, ultimamente. Apparentemente funziono lo stesso. Eppure c'é qualcosa. Sono un cane che si morde la coda. Magari su una spiaggia. Magari no.

venerdì 6 maggio 2022

2 done... 1 to go

Questa mattina smonto notte e do l'handover alla mia collega. Ero pure di buon umore perche mi aspettano 7 goirni off e ho proprio bisogno di staccare. Mi sussurra: "I'm pregnant". Mi sorride, timida. L'entusiasmo mi travolge e l'abbraccio. Provo questa gioia, come se fosse lei a dirmi "Jess, YOU are pregnant". Sul treno delle emozioni si sfreccia veloce. Prima la gioia sproporzionata, poi il piangere é ad un passo. Mi emoziono e lei mi guarda dolce, come se fossi tenera. Sul treno delle emozioni, te l'ho detto, la velocitá aumenta e non c'é piu piacere, ma un'ondata di nausea mi travolge e potrei vomitare. Sono cosí felice per lei e cosí delusa per me. Direi che non é invidia. No... é piú un misto tra tristezza e pena. Mi guardo dall'esterno e mi chiedo: cazzo stai facendo? Mi riprendo, ma per un attimo temporeggio in quella sensazione. Come quando l'ho scoperto io per la prima volta. Mi culla questa sensazione. Il terrore di dirlo ad alta voce, ma il coraggio timido nel crederci. Mi manca. Bramo quella sensazione da mesi e la cosa peggiore é averla sentita per un poco sulla mia pelle, prima di ingoire un'altra disillusione. Sono circondata da donne incinte e mi sembra a volte sia il modo che il mondo ha per dirmi che non sono abbastanza, per ricevere questa gioia un'altra volta. Guardo la mia collega e le dico: "ti aspetta la cosa piu bella e stravolgente della tua vita" E lo dico con cosi tanta sinceritá negli occhi che mi sorride e mi abbraccia. Esco dal reparto sotto sopra. Jessica, respira. Hai solo iniziato le iniexioni di ormoni da una settimana. Still a long way to go. Questa sará forse l'ultima IUI che faró. Direi che é un boccone abbastanza grande da masticare. Ma meglio che io lo dica ad alta voce. Che familiarizzi con la sensazione di perdita che avró, se non andrá come spero. Meglio essere pronti, preparati. Meglio pensare a cosa proveró e tentare giá di iniziare a metabolizzare le possibilitá. Non sono pronta a non essere pronta. Silly me.

giovedì 25 novembre 2021

Su una zattera

Seduta su una zattera precaria, fisso la quiete dell'acqua, combattuta tra lo sperare in una mareggiata che mi avvicini alla riva e allo stesso tempo terrorizzata dall idea di muovermi e precipitare in queste acque scure e profonde. Lessi un libro, anni fa, parlava di marinai persi su una barca arrangiata che finiscono per mangiarsi a vicenda pur di sopravvivere. Non sono il tipo, io. Piuttosto mangerei pezzettini di me finché non rimarrebbe più nulla di cui nutrirsi. Continuerei a stare immobile ed impassibile sul ritmo placido di questo movimento quasi statico che pare mi culli, che a volte mi fa girare la testa dandomi l'illusione che mi stia muovendo e invece sono pietrificata e contratta, come un muscolo in uno spasmo. Sento la consapevolezza di dover fare qualcosa, eppure fatico persino a respirare. Fatico ad aprire gli occhi, ad abituarmi alla luce. Non so esattamente come io sia finita qui. Come questa mia testa mi abbia trascinata in questo limbo dimenticato. Da una parte mi sento sola, dall altra penso sia l unico posto dove dovrei stare ora. Qui a decidere cosa fare, perennemente ad osservare, analizzare, ad aggiustare questa me che si è persa e non sa più come tornare. Mi sono chiesta se ignorare il mare e il suo cullare dolce e nauseabondo sia la soluzione. Alla fine le cose esistono solo se te ne convinci sufficientemente, no? Basterebbe realizzare che è tutto qui in questa testa stanca. Che questa zattera rotta non esiste davvero. Che sono a casa, al sicuro, che nulla mi manca davvero. È questo che mi fa incazzare. Sto qui in mezzo ad un oceano di merda perché l'ho scelto. Ho scelto io di vedere questo buio pesto. Ho deciso che quello che ho, non è apparentemente sufficiente per sentirmi felice. Che razza di idiota. Forse me lo merito. Tutto questo buio pesto, questa apatia, questa insofferenza che mi costringe. Me lo merito perché non mi mancava nulla poco fa, quando me ne stavo calda e asciutta su quell'isola di amore, ricca di tutto quello che una persona felice ha bisogno. E no. Mi sono buttata in mare, senza stremo ho nuotato in acque sempre più profonde finché ho perso la riva, e con quella tutte le gioie che possedevo. Su questa zattera malinconica, mi immagino di alzarmi, con diligenza mantengo l'equilibrio per qualche secondo. Poi mi lascio andare. Un'ondata di gelo mi riveste mentre entro in acqua di peso. Cerco il fondo di questo oceano spaventoso. Mi basterebbe sfiorarlo con un dito e darmi una spinta. Non sono mai stata una grande nuotatrice, ma immagino sia una scusa che dico a me stessa solo per sentirmi giustificata, se mai non riuscissi davvero a raggiungere di nuovo la superficie. Non so bene quando lo abbia deciso, ma mi rilasso. Lascio che questo buio mi abbracci, mi scivoli addosso come una folta coperta. Rilasso le labbra, l acqua mi riempie i polmoni stanchi, grinzi e privi di aria. Il sale mi punge la gola. C è una quiete indescrivibile nella consapevolezza che ho mollato. I miei muscoli flaccidi sono leggerissimi e tutta l'energia che impiegavo nel cercare la strada giusta si dissolve, si dissipa in un lungo filo di nulla. Il nulla assoluto. Sembra cosí piú semplice non sforzarsi affatto e mollare la presa. Non c è gioia, ma non c è nemmeno dolore. Sono qui in questo oceano di paura. Sono qui, e dovrei essere altrove. Sono qui e dicono che ci si abitui a tutto, con un po' di pratica. Seduta su questa zattera precaria, apro di nuovo gli occhi e fisso la quiete di quest'acqua scura, sentendomi irremidiabilmente ignava. Mi immagino tante cose, qui seduta, ma rimango immobile e respiro allo stesso ritmo delle onde, che mi cullano lente e costanti. Non riesco a trovare nulla che sia peggio di questo, ma diciamo che non guardo il mondo dalla migliore delle prospettive...

venerdì 6 agosto 2021

La vie en rose

Ricordo i viaggi in macchina sulla Opel Cadet vecchissima di mia madre, quando ero ancora bambina. C'era la stessa cassetta e le stesse canzoni che si ripetevano in loop.

La prima canzone della cassetta era "La vie en rose", ci accompagnava sempre, ad ogni viaggio.

Oggi l'ho risentita per caso e mi é venuto da piangere. 

Io seduta al posto del passeggero, primavera inoltrata, finestrino giu, l'aria tiepida in faccia quasi a darti schiaffi. Mia madre che guida e canticchia, bionda e spettinata. Mi sorride di sfuggita e torna a guardare la strada. Io fisso gli alberi fuori dal finestrino passarmi vicino uno dietro l'altro sulla Via del Mare.

In questo ricordo ero felice e vuota di preoccupazioni. Non ricordo bene dove stessimo andando. Ha importanza?

Eravano io e lei, l'aria tra i capelli, la solita musica di ogni viaggio, su una macchina oscena e disordinata.

Eravamo io e lei in una vita in continuo cambiamento, dove non avevo idea di cosa sarebbe stato domani, dove non era mia responsabilitá il preoccuparmene.

Mi guarda e mi sorride con i suoi occhi verdi. Chissá che uragano di emozioni e preoccupazioni le annebbiavano i pensieri. Ma non me lo mostrava quasi mai.

Le dico: "certo che potremmo comprare un'altra cassetta". E lei ride un poco e risponde: "perché? Queste le conosciamo tutte a memoria". Alzo le sopracciglia "appunto". E lei inizia a canticchiare.

Hai ragione mamma. Era la nostra cassetta, i nostri viaggi, i nostri pensieri strapazzati dall'aria calda. Era il sottofondo musicale mentre stavo in macchina, col motore accesso, a guardarti impaziente sbrinare il vetro nelle mattine fredde d'inverno. 

Non so esattamente per quante stagioni quella cassetta ha continuato a riecheggiare nell abitacolo della nostra brutta e vecchia macchina, piena di bozzi per colpa della grandine.

Mi mancano i nostri viaggi spettinati, sempre di corsa per colpa mia che facevo ritardo. 

Mi manca il guardarti quando non avevo la risposta ad un problema. Quei problemi che mi sembravano insormontabili e amari in bocca. Quei problemi che poi non erano cosi grandi, mentre insieme alla nostra Opel sfrecciavamo sulla Via del Mare. Forse per quello che aprivi sempre i finestrini. Per far uscire pure i tuoi di pensieri, che sono certa fossero molto piu pesanti dei miei.

Mi dicevi sempre: "comunque vada, sará sempre un successo". E mi arrabbiavo o strabuzzavo gli occhi perché guardavo le cose con i miei occhi severi e non con i tuoi. 

Ma ho capito ora. 

Cerco nella mia memoria con minuzia i tuoi sorrisi, in quei momenti in cui ero certa che fossi triste e a pezzi. Quando eri sola e terrorrizzata di non essere all'altezza, di dire la cosa sbagliata. 

Cerco quei sorridi e spero di imparare ad essere brava tanto quanto te. Perché lo so che quei pensieri brutti e difficili erano l'unica cosa che, con me, non avresti condiviso mai.

mercoledì 12 maggio 2021

Welcome Emily

Sembra passata un'eternitá. Sembra che io sia ancora qui seduta nel corridoio, come un anno fa,= al mio ultimo post.

Emily é nata ad ottobre. Non mi sono fatta mancare nulla, nemmeno il Covid. con 2 settimane di isolamento in ospedale con Luca in una stanzina senza finestra che, verso la fine, quasi aveva lo stesso odore di casa.

Parto cesario, infiltrazione d'acqua appena tornati a casa, infezione addominale, ricapatina in sala operatoria. Potrebbe essere una storia alla Fantozzi, se mi soffermassi a scriverla cosí come é successa.

Ma non sono qui per questo.

L.non é potuto stare con me il sala parto e sono stata io la prima a conoscere la punce. Credo che una sensazione del genere  io non l'abbia mai provata in vita mia. Era gioia pura. Aspettavo quel momento da cosí tanto e vista la pandemia diciamo che avevo molto tempo in cui pensarci.

Durante questa gravidanza ho speso tanti giorni da sola con me stessa, cercando di trovare pace con il mio corpo che continuava a cambiare. Ho speso tanti momenti allo specchio provando a convincermi che quel corpo era in prestito e presto sarei tornata accettabile. Se dicessi che é stato facile, mentirei. 

Ho preso 16 kg. Ero terrorizzata che Emily fosse enorme. Camminavo tutti i giorni e provavo a mangiare salutare, ma onestamente vedevo solo la pancia enorme.

Sapevo che non sarebbe stato facile. Penso di aver vomitato forse 7-8 volte in tutto, ma sono riuscita a superarla e ne sono felicissima.

Tra il cesario e il secondo intervento, ho ancora un po di chili che vorrei eliminare, ma ci sto lavorando su con una dieta equilibrata. Ci serve tempo, ma non ho intenzione di demordere. So che i metodi del passato sono un vortice che ti risucchia e non ho tempo di ricaderci,

Voglio usare tutto il tempo che ho a guardare questa pulce che ha 7 mesi e giá si alza in piedi.

Riflettevo a quanto io non riesca piu ad odiare il mio corpo come in passato. 

Riusciresti davvero ad odiare qualcosa che ha creato una creatura cosí perfetta come un altro essere umano? Il mio corpo, l'ha creata. Lo stesso corpo che ho biasimato e disprezzato. Lo stesso corpo che ho maltrattato per anni, Questo corpo, mi ha regalato la gioia piu grande.

Emily non vedrá mai un corpo grasso. Vedrá il corpo della sua mamma. Vedrá l'amore immenso che ne trasuda. 

Penso che diventare madri aiuti ad amare un po' piú se stessi e a realizzare quando di bello si possa creare, anche da un corpo che si vede brutto ai propri occhi.


Quindi facciamo un brindisi. Ai corpi brutti, non cosí brutti, non cosí inutili, non cosí inaccettabili.

Spero un giorno di vedere questo corpo con gli occhi di Emily, come quando entro nella stanza e lo sgardo le si illumina.

venerdì 10 aprile 2020

Quarantena

Pare che questa quarantena qui, in questa isola sperduta nel web, duri da un anno e mezzo... quindi mi pare giusto interromperla. Per lo meno c'è un posto al mondo dove posso finirla così.
Ma devo essere onesta.
Scrivere un post dopo così tanto tempo mi regala un po' di imbarazzo.
Un po' come quando incroci un tuo ex per caso e sei indecisa se salutare, fare un cenno o abbassare lo sguardo e ignorare completamente di averlo visto.
Non farò nulla di questo. Fingerò solo di non essermene mai andata.

Tante cose sono cambiate, in realtà, in questo anno e mezzo.
Ho comprato casa con L., entrando finalmente nella categoria di quelli che hanno un mutuo per la vita a cui pensare.
Ho compiuto 30 anni. A malincuore.
Sono incinta. Da 3 mesi.

Qui, seduta nel corridoio di casa, alla mia terza settimana di isolamento. Già, perché ovviamente sono incita nel mezzo di una pandemia mondiale, ed essendo un'infermiera non è proprio la posizione migliore dalla quale guardare il mondo.
Per cui sono qui. In questo blog dimenticato.
Sono seduta tra la tranquillità del sapere che questo, ora, è il posto migliore dove io possa stare (dove questo fagiolino che mi sta nella pancia, può stare) e la consapevolezza che non è il mio posto.
Un po' come sentirsi al sicuro, ma costantemente a disagio.
E lo dico qua, perché è l'unico luogo dove nessuno può rispondermi che è da stupidi pensare una cosa simile.
"Ci sono persone che farebbero la firma a rimanere a casa, pagate, ora come ora". Mi hanno detto.
Beh, che dire, devo aver proprio scelto il lavoro giusto per me, se sento che dovrei farlo anche quando non è la cosa più conveniente per me. Detto ciò, non sono stupida.
Hence, that's why we're here. In questa quarantena forzata. Nel corridoio di casa.

Mi mancano tante cose, e ne ho altre in abbondanza.
Per esempio ho tempo, ne ho talmente tanto che tutto rallenta e mi si stringe un po' la gola.
Mi sono sempre detta che tante cose non le faccio per mancanza di tempo, ma è ora evidente che mi sono sempre seduta comoda su questa scusa.
Mi manca la famiglia. Quella mi manca sempre se so di essere lontana... ma mi manca soprattutto la sicurezza di poter tornare a casa, se lo volessi, in qualsiasi momento. Per mostrargli un pacione che cresce o solo per vedere qualche capello bianco in più sui miei 2 vecchi brontoloni.
Spero di avere presto la scelta di poter decidere. Di scegliere se farmeli mancare un altro po' per poi godermi ancor più il momento in cui li abbraccio, o se semplicemente ammettere che è sufficiente, che ne avrei davvero bisogno. Ora, adesso.
30 anni e sentirsi ancora persa, tanto quanto 10 anni fa. Tanto quanto 15 anni fa.

Penso ci sarà qualcosa che di sicuro proverò a dire a mio figlio.
Per regalargli una disillusione.
Per avvisarlo, anche se non ci crederà e magari riderà di me dicendo che per lui è diverso.
Per illudermi che cambierà qualcosa.
Gli dirò che avrà paura.
E continuerà ad averne per molto, molto a lungo. Che essere spavaldi e coraggiosi è solo la maschera che ci piace indossare davanti ai nostri genitori, per farli dormire sereni. Per non aggiungere le nostre preoccupazioni alle loro, su quelle spalle che ci sembrano sempre più curve.
Perché alla fine li amiamo alla follia, ma dirlo ad alta voce non è così cool. Non è il nostro stile.

Spero anche di ricordarmi di questo, quando a mia volta avrò l'età di mia madre.
Non è cool, ma è tutto lì, davanti ai nostri occhi.
L'amore che vorremmo urlare, a squarciagola, ma che bisbigliamo piano.

martedì 28 agosto 2018

Staying alive

Due giorni fa ero in turno nel mio reparto. Ero smontata la notte prima e con ben 3 ore e mezza di sonno l'unica cosa a cui potevo pensare era un letto... e non certo alle 13 ore di lavoro che avevo di fronte. Tra l'altro sotto personale e in charge del reparto. Combo.
Ero ancora lí assonnata e, tra uno sbadiglio e un altro, suona il campanello delle emergenze.
A volte capita e non é nulla. A volte qualche paziente si sbaglia e tira il bottone sbagliato. A volte é solo qualcuno che si sente svenire.
A volte. Non quel giorno.
Arrivo e la mia collega mi dice che non respira.
Cazzo. Mi gelo per una frazione di secondo. Quello dopo gli ero gia addosso a comprimergli il petto. 1, 2, 3, 4... cercando nella mia memoria il ritmo della canzone "Staying alive".
Mentre ero lí affannata, pensavo a come questo signore si dovesse solo ed esclusivamente fidare di uno sconosciuto. Non aveva piú potere nel suo destino.
E tutto dipendeva da questo. Dalle azioni di un perfetto sconosciuto.

Ho riflettuto molto su come siamo piccoli esseri indifesi. Ed eviteró di certo di parlare della vita e di quanto é fragile perché proprio non é necessario ricordarselo ogni giorno.
Quello su cui riflettevo era piú: pensa se qui sotto alle mie mani, avessi qualcuno a cui tengo, qualcuno che é parte della mia vita, qualcuno che amo. Sarei terrorizzata. Sarei gelata e incapace di fare nulla davvero bene. Sentirei una responsabilitá sovrastante e inconcepibile. Il panico sommetterebbe ogni buon proposito, credo.
E invece é uno sconosciuto quello che stavo li a rianimare e tutto veniva meglio, senza attacchi di ansia.
Non voglio essere fraintesa.
Una vita é una vita a prescindere da tutto. Ma se questa vita non l'hai toccata, conosciuta, amata... tutto é piú semplice.
E' proprio quando amiamo che creiamo piú danni, che facciamo piú male, che ponderiamo di piú invece che agire, che ci chiediamo 100 volte se sia la cosa giusta o se stiamo sbagliando.
Prova davvero a pensare.
Tutto lo sforzo immisurabile che investiamo per proteggere chi amiamo spesso finisce per soffocare l'amore stesso. Per ferire insonsapecolmente.

Ci ho riflettuto molto.
La maggior parte delle volte che io e L. litighiamo é perché ognuno di noi si sforza di fare quello che pensa l'altro voglia di piú. E alla fie nessuno dei 2 dice quello che davvero vuole.
Forse all'amore manca un po di egoismo. Forse.
Forse bisogna anche circondarsi di persone che non ti amano. Forse.

Dopo 5 sessioni di compressioni il mio paziente grugnisce.
Bentornato sconosciuto.
Per fortuna non ti ho mai amato.

sabato 25 agosto 2018

Pausa

Ho sempre creduto di essere una persona disillusa. Di quelle con i piedi per terra.
Ho sempre speraro e forzato me stessa nel darmi quella forma ferrea e risoluta. Di quelle che non si scalfiscono.
Credo ognuno si costruisca l'ideale di se stesso per convicersi di essere abbastanza. Abbastanza forte, abbastanza per riempire ogni vuoto.
Mi sento esausta. Fisicamente e mentalmente. Sono andata dal medico e non é il ferro, non é la tiroide, pare non ci sia nulla di sbagliato. Magari e solo che sono stanca di sforzarmi continuamente, é forse un segno dal mio corpo che mi dice di rallentare, di prendere una pausa.
Non lo so.
Mi sembra di non far altro che prendere pause, ma senza nessun risultato.