Sola-intima-introspettiva...mente
lunedì 7 novembre 2022
Emily
venerdì 30 settembre 2022
You survived 100% of your worst days.
La "bozza (dimenticata) di giugno" 10/06/22
venerdì 6 maggio 2022
2 done... 1 to go
giovedì 25 novembre 2021
Su una zattera
venerdì 6 agosto 2021
La vie en rose
Ricordo i viaggi in macchina sulla Opel Cadet vecchissima di mia madre, quando ero ancora bambina. C'era la stessa cassetta e le stesse canzoni che si ripetevano in loop.
La prima canzone della cassetta era "La vie en rose", ci accompagnava sempre, ad ogni viaggio.
Oggi l'ho risentita per caso e mi é venuto da piangere.
Io seduta al posto del passeggero, primavera inoltrata, finestrino giu, l'aria tiepida in faccia quasi a darti schiaffi. Mia madre che guida e canticchia, bionda e spettinata. Mi sorride di sfuggita e torna a guardare la strada. Io fisso gli alberi fuori dal finestrino passarmi vicino uno dietro l'altro sulla Via del Mare.
In questo ricordo ero felice e vuota di preoccupazioni. Non ricordo bene dove stessimo andando. Ha importanza?
Eravano io e lei, l'aria tra i capelli, la solita musica di ogni viaggio, su una macchina oscena e disordinata.
Eravamo io e lei in una vita in continuo cambiamento, dove non avevo idea di cosa sarebbe stato domani, dove non era mia responsabilitá il preoccuparmene.
Mi guarda e mi sorride con i suoi occhi verdi. Chissá che uragano di emozioni e preoccupazioni le annebbiavano i pensieri. Ma non me lo mostrava quasi mai.
Le dico: "certo che potremmo comprare un'altra cassetta". E lei ride un poco e risponde: "perché? Queste le conosciamo tutte a memoria". Alzo le sopracciglia "appunto". E lei inizia a canticchiare.
Hai ragione mamma. Era la nostra cassetta, i nostri viaggi, i nostri pensieri strapazzati dall'aria calda. Era il sottofondo musicale mentre stavo in macchina, col motore accesso, a guardarti impaziente sbrinare il vetro nelle mattine fredde d'inverno.
Non so esattamente per quante stagioni quella cassetta ha continuato a riecheggiare nell abitacolo della nostra brutta e vecchia macchina, piena di bozzi per colpa della grandine.
Mi mancano i nostri viaggi spettinati, sempre di corsa per colpa mia che facevo ritardo.
Mi manca il guardarti quando non avevo la risposta ad un problema. Quei problemi che mi sembravano insormontabili e amari in bocca. Quei problemi che poi non erano cosi grandi, mentre insieme alla nostra Opel sfrecciavamo sulla Via del Mare. Forse per quello che aprivi sempre i finestrini. Per far uscire pure i tuoi di pensieri, che sono certa fossero molto piu pesanti dei miei.
Mi dicevi sempre: "comunque vada, sará sempre un successo". E mi arrabbiavo o strabuzzavo gli occhi perché guardavo le cose con i miei occhi severi e non con i tuoi.
Ma ho capito ora.
Cerco nella mia memoria con minuzia i tuoi sorrisi, in quei momenti in cui ero certa che fossi triste e a pezzi. Quando eri sola e terrorrizzata di non essere all'altezza, di dire la cosa sbagliata.
Cerco quei sorridi e spero di imparare ad essere brava tanto quanto te. Perché lo so che quei pensieri brutti e difficili erano l'unica cosa che, con me, non avresti condiviso mai.
mercoledì 12 maggio 2021
Welcome Emily
Sembra passata un'eternitá. Sembra che io sia ancora qui seduta nel corridoio, come un anno fa,= al mio ultimo post.
Emily é nata ad ottobre. Non mi sono fatta mancare nulla, nemmeno il Covid. con 2 settimane di isolamento in ospedale con Luca in una stanzina senza finestra che, verso la fine, quasi aveva lo stesso odore di casa.
Parto cesario, infiltrazione d'acqua appena tornati a casa, infezione addominale, ricapatina in sala operatoria. Potrebbe essere una storia alla Fantozzi, se mi soffermassi a scriverla cosí come é successa.
Ma non sono qui per questo.
L.non é potuto stare con me il sala parto e sono stata io la prima a conoscere la punce. Credo che una sensazione del genere io non l'abbia mai provata in vita mia. Era gioia pura. Aspettavo quel momento da cosí tanto e vista la pandemia diciamo che avevo molto tempo in cui pensarci.
Durante questa gravidanza ho speso tanti giorni da sola con me stessa, cercando di trovare pace con il mio corpo che continuava a cambiare. Ho speso tanti momenti allo specchio provando a convincermi che quel corpo era in prestito e presto sarei tornata accettabile. Se dicessi che é stato facile, mentirei.
Ho preso 16 kg. Ero terrorizzata che Emily fosse enorme. Camminavo tutti i giorni e provavo a mangiare salutare, ma onestamente vedevo solo la pancia enorme.
Sapevo che non sarebbe stato facile. Penso di aver vomitato forse 7-8 volte in tutto, ma sono riuscita a superarla e ne sono felicissima.
Tra il cesario e il secondo intervento, ho ancora un po di chili che vorrei eliminare, ma ci sto lavorando su con una dieta equilibrata. Ci serve tempo, ma non ho intenzione di demordere. So che i metodi del passato sono un vortice che ti risucchia e non ho tempo di ricaderci,
Voglio usare tutto il tempo che ho a guardare questa pulce che ha 7 mesi e giá si alza in piedi.
Riflettevo a quanto io non riesca piu ad odiare il mio corpo come in passato.
Riusciresti davvero ad odiare qualcosa che ha creato una creatura cosí perfetta come un altro essere umano? Il mio corpo, l'ha creata. Lo stesso corpo che ho biasimato e disprezzato. Lo stesso corpo che ho maltrattato per anni, Questo corpo, mi ha regalato la gioia piu grande.
Emily non vedrá mai un corpo grasso. Vedrá il corpo della sua mamma. Vedrá l'amore immenso che ne trasuda.
Penso che diventare madri aiuti ad amare un po' piú se stessi e a realizzare quando di bello si possa creare, anche da un corpo che si vede brutto ai propri occhi.
Quindi facciamo un brindisi. Ai corpi brutti, non cosí brutti, non cosí inutili, non cosí inaccettabili.
Spero un giorno di vedere questo corpo con gli occhi di Emily, come quando entro nella stanza e lo sgardo le si illumina.
venerdì 10 aprile 2020
Quarantena
Ma devo essere onesta.
Scrivere un post dopo così tanto tempo mi regala un po' di imbarazzo.
Un po' come quando incroci un tuo ex per caso e sei indecisa se salutare, fare un cenno o abbassare lo sguardo e ignorare completamente di averlo visto.
Non farò nulla di questo. Fingerò solo di non essermene mai andata.
Tante cose sono cambiate, in realtà, in questo anno e mezzo.
Ho comprato casa con L., entrando finalmente nella categoria di quelli che hanno un mutuo per la vita a cui pensare.
Ho compiuto 30 anni. A malincuore.
Sono incinta. Da 3 mesi.
Qui, seduta nel corridoio di casa, alla mia terza settimana di isolamento. Già, perché ovviamente sono incita nel mezzo di una pandemia mondiale, ed essendo un'infermiera non è proprio la posizione migliore dalla quale guardare il mondo.
Per cui sono qui. In questo blog dimenticato.
Sono seduta tra la tranquillità del sapere che questo, ora, è il posto migliore dove io possa stare (dove questo fagiolino che mi sta nella pancia, può stare) e la consapevolezza che non è il mio posto.
Un po' come sentirsi al sicuro, ma costantemente a disagio.
E lo dico qua, perché è l'unico luogo dove nessuno può rispondermi che è da stupidi pensare una cosa simile.
"Ci sono persone che farebbero la firma a rimanere a casa, pagate, ora come ora". Mi hanno detto.
Beh, che dire, devo aver proprio scelto il lavoro giusto per me, se sento che dovrei farlo anche quando non è la cosa più conveniente per me. Detto ciò, non sono stupida.
Hence, that's why we're here. In questa quarantena forzata. Nel corridoio di casa.
Mi mancano tante cose, e ne ho altre in abbondanza.
Per esempio ho tempo, ne ho talmente tanto che tutto rallenta e mi si stringe un po' la gola.
Mi sono sempre detta che tante cose non le faccio per mancanza di tempo, ma è ora evidente che mi sono sempre seduta comoda su questa scusa.
Mi manca la famiglia. Quella mi manca sempre se so di essere lontana... ma mi manca soprattutto la sicurezza di poter tornare a casa, se lo volessi, in qualsiasi momento. Per mostrargli un pacione che cresce o solo per vedere qualche capello bianco in più sui miei 2 vecchi brontoloni.
Spero di avere presto la scelta di poter decidere. Di scegliere se farmeli mancare un altro po' per poi godermi ancor più il momento in cui li abbraccio, o se semplicemente ammettere che è sufficiente, che ne avrei davvero bisogno. Ora, adesso.
30 anni e sentirsi ancora persa, tanto quanto 10 anni fa. Tanto quanto 15 anni fa.
Penso ci sarà qualcosa che di sicuro proverò a dire a mio figlio.
Per regalargli una disillusione.
Per avvisarlo, anche se non ci crederà e magari riderà di me dicendo che per lui è diverso.
Per illudermi che cambierà qualcosa.
Gli dirò che avrà paura.
E continuerà ad averne per molto, molto a lungo. Che essere spavaldi e coraggiosi è solo la maschera che ci piace indossare davanti ai nostri genitori, per farli dormire sereni. Per non aggiungere le nostre preoccupazioni alle loro, su quelle spalle che ci sembrano sempre più curve.
Perché alla fine li amiamo alla follia, ma dirlo ad alta voce non è così cool. Non è il nostro stile.
Spero anche di ricordarmi di questo, quando a mia volta avrò l'età di mia madre.
Non è cool, ma è tutto lì, davanti ai nostri occhi.
L'amore che vorremmo urlare, a squarciagola, ma che bisbigliamo piano.
martedì 28 agosto 2018
Staying alive
Ero ancora lí assonnata e, tra uno sbadiglio e un altro, suona il campanello delle emergenze.
A volte capita e non é nulla. A volte qualche paziente si sbaglia e tira il bottone sbagliato. A volte é solo qualcuno che si sente svenire.
A volte. Non quel giorno.
Arrivo e la mia collega mi dice che non respira.
Cazzo. Mi gelo per una frazione di secondo. Quello dopo gli ero gia addosso a comprimergli il petto. 1, 2, 3, 4... cercando nella mia memoria il ritmo della canzone "Staying alive".
Mentre ero lí affannata, pensavo a come questo signore si dovesse solo ed esclusivamente fidare di uno sconosciuto. Non aveva piú potere nel suo destino.
E tutto dipendeva da questo. Dalle azioni di un perfetto sconosciuto.
Ho riflettuto molto su come siamo piccoli esseri indifesi. Ed eviteró di certo di parlare della vita e di quanto é fragile perché proprio non é necessario ricordarselo ogni giorno.
Quello su cui riflettevo era piú: pensa se qui sotto alle mie mani, avessi qualcuno a cui tengo, qualcuno che é parte della mia vita, qualcuno che amo. Sarei terrorizzata. Sarei gelata e incapace di fare nulla davvero bene. Sentirei una responsabilitá sovrastante e inconcepibile. Il panico sommetterebbe ogni buon proposito, credo.
E invece é uno sconosciuto quello che stavo li a rianimare e tutto veniva meglio, senza attacchi di ansia.
Non voglio essere fraintesa.
Una vita é una vita a prescindere da tutto. Ma se questa vita non l'hai toccata, conosciuta, amata... tutto é piú semplice.
E' proprio quando amiamo che creiamo piú danni, che facciamo piú male, che ponderiamo di piú invece che agire, che ci chiediamo 100 volte se sia la cosa giusta o se stiamo sbagliando.
Prova davvero a pensare.
Tutto lo sforzo immisurabile che investiamo per proteggere chi amiamo spesso finisce per soffocare l'amore stesso. Per ferire insonsapecolmente.
Ci ho riflettuto molto.
La maggior parte delle volte che io e L. litighiamo é perché ognuno di noi si sforza di fare quello che pensa l'altro voglia di piú. E alla fie nessuno dei 2 dice quello che davvero vuole.
Forse all'amore manca un po di egoismo. Forse.
Forse bisogna anche circondarsi di persone che non ti amano. Forse.
Dopo 5 sessioni di compressioni il mio paziente grugnisce.
Bentornato sconosciuto.
Per fortuna non ti ho mai amato.
sabato 25 agosto 2018
Pausa
Ho sempre speraro e forzato me stessa nel darmi quella forma ferrea e risoluta. Di quelle che non si scalfiscono.
Credo ognuno si costruisca l'ideale di se stesso per convicersi di essere abbastanza. Abbastanza forte, abbastanza per riempire ogni vuoto.
Mi sento esausta. Fisicamente e mentalmente. Sono andata dal medico e non é il ferro, non é la tiroide, pare non ci sia nulla di sbagliato. Magari e solo che sono stanca di sforzarmi continuamente, é forse un segno dal mio corpo che mi dice di rallentare, di prendere una pausa.
Non lo so.
Mi sembra di non far altro che prendere pause, ma senza nessun risultato.