lunedì 15 maggio 2017

vita "d'attesa"

Che le proprie scelte influiscano immensamente sul futuro non é una gran novitá.
Continuo a chiedermi dove sarei ora, se non avessi mai lasciato l'Italia? Sono certa che sarebbe andata completamente diversamente. E non ho intenzione di tornare per ora.
Se dovessi, stravolgerei nuovamente la mia vita e non ne avrei la forza.
Solo cambiare cittá mi ha destabilizzato da morire e anche se non ho voglia di parlarne con nessuno sento che tuttora ne risento.
Credo di avere momenti di vera e propria depressione e vorrei soltanto qualcuno vicino che mi stimoli o che semplicemente un giorno mi dica: "sai cosa? oggi andiamo qui! facciamo questo!" invece dell'avere l'eterna ricerca di cosa fare, con chi farlo, quando farlo.
A volte penso che sto facendo la vita "d'attesa", come la chiamo io. Ovvero quel periodo dove non sei ancora adulta abbastanza (o meglio le "circostanze" non te lo permettono) per farti una famiglia, ma non sei neppure piú adolescente per fare quello che vuoi (o meglio, sei fidanzata). Quel periodo di stallo dove in sostanza non puoi far nulla che esca dalle righe, ma aspetti la fase successiva.
Considerato che mi sento adulta dal almeno 6/7 anni e che sono fidanzata da altrettanti, ecco che la mia vita "d'attesa" dura da troppo tempo.
Non voglio essere fraintesa. Ci sono momenti in cui mi sento la persona piú felice e fortunata della terra. Altri che vorrei solo scomparire, altri ancora dove non me ne frega un cazzo di quello che ho se devo aspettare.
Forse non sto bene.
Non lo so. Ma non ne voglio parlare, non voglio affrontare nemmeno un frammento di questo problema, perché solleverebbe troppe cose e non ho la forza. Davvero. Non ne ho la forza.
Sono una codarda del cazzo. Fatemene pure una colpa.

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