lunedì 19 dicembre 2011

Chiacchiere da salotto

Quando qualcuno intorno a me perde persone care inaspettatamente, penso a quanto cazzo è imprevedibile la morte. Potrei smettere di esistere domani stesso o tra 70 anni.
Se - tanto per parlare - quel giorno fosse domani, probabilmente sarei pentita di un'unfinità di cose. Avrei il rimorso prima di ogni altra cosa per aver spesso disprezzato la vita.
Ma, in fin dei conti, chi è che non l'ha mai fatto?
Per questo non mi condannerei.
Ma di certo lo farei invece per altre cose. A partire dall'egoismo. Non del genere materiale, venale o robe simili. L'egoismo della categoria peggiore: quello emozionale.
Voler essere felice a discapito della felicità altrui. Pensare che la mia idea di felicità debba per forza corrispondere a quella delle persone che mi stanno vicine.... non so spiegarmi, dannazione.
Ad ogni modo, per questo mi condannerei alla pena più nefasta ("divina commedia parlando").

Altro giro, altro rimpianto: il giudizio, quello che ho espresso troppo in fretta nei confronti dei miei genitori.
E parlo del passato, quando li ho respinti più volte, quando li ho incolpati ripetutamente per un qualcosa che mi ha rovinato l'infanzia.... solo adesso, che con il senno di poi so mettermi nei loro panni, sono capace di elaborare quel lutto interiore che allora mi aveva distrutta.
Dio, quanto li ho odiati. E quante volte ho pensato che se mi avessere davvero voluto bene, avrebbero fatto scelte diverse. Stupida me.
Mi sono stati vicini nei momenti peggiori, ed è forse l'unica cosa importante.
Mi hanno sempre dimostrato il loro amore - a modo loro - ma solo adesso io l'ho capito. Solo mentre ero in ospedale ed ero terrorizzata all'idea di avere un tumore: mentre li ho visti piangere, quando gli ho sentito tremare la voce.
Dannazione, come si fa ad arrivare a certe conclusioni solo quando si teme la morte?
Perchè non prima, in un giorno qualsiasi?

Another. Le promesse.
Quante ne ho fatte agli altri e a me stessa. Potrei scriverci un libro con tutte quelle che non ho mantenuto.
Ma questo è un debito più che altro nei confronti di me stessa. Non mi sono mai presa sul serio, ecco il problema predominante.
Dovrei continuare con molte altre cose, ma non credo che giovi al mio umore.

So che se dovessi morire domani, sarei pentita di non essermi iscritta all'ADO (pigrizia è il mio secondo nome) per donare stupide parti di me a qualcun'altro.
Vorrei una cassa da morto modesta, nella norma, nulla di eccissivamente confortevole o costoso.
Mi farebbe piacere però indossare un bel vestito nero. E l'anello che mi ha regalato Luca.
Non vorrei essere cremata, la polvere mi fa venire la rinite allergica.
Non vorrei nemmeno un funerale in chiesa, con il prete che dice baggianate sulla vita dopo la morte o sul volere del signore.
Ne vorrei uno molto semplice, con una foto dove non sembro troppo grassa e pochi fiori (poi si sciupano, ed è una tristezza infinita).

Mi fa un po' sorridere questo lungo post.
Palahniuk direbbe: "chiacchiere da solotto".





Nessun commento:

Posta un commento