domenica 26 agosto 2012

Avevo una bambola

Quando ero piccola avevo una bambola. All'inizio, nuova di palla, era proprio bella.
Era una di quelle stupide bambole che ripetono frasi registrate. A volte queste frasi le troncava e si impallava in una sillaba. Le avevo tagliato i capelli in modo indecente pensando di esserne capace. Se la tiravi troppo si staccava una gamba e rimaneva monca finchè non trovavo qualcuno che sapesse reinserirla.
Era davvero una brutta bambola, alla fine.

Una notte ero in camera mia con questo fagotto di plastica ammaccato in mano e, non ricordo per quale futile motivo, decisi di scendere al piano terra. Inciampai nelle scale e mi feci le due rampe rotolando come un sacco di patate. Rotolai tenendo stretta quella insulsa bambola, continuando a sbattermela in faccia pur di non lasciarla.

È questo che mi urta di più del mio carattere. Il fatto che io debba sempre aggrapparmi a qualcosa, anche quando questo non mi fa bene e continua a nuocermi. Io mi avvinghio al ricordo, all'emozione che inizialmente ho provato ma che ormai, contestualizzandola al presente, perde di significato.
Non so porre un limite, non so distinguere i contorni, non sono capace di definire quello che voglio da quello che ho. Penso che quello che ho, è quello che voglio.
Semplifico l'equazione.

In un qualche scatolone dimenticato da qualche parte, penso di averla ancora quella stupida bambola.

Nessun commento:

Posta un commento