giovedì 18 agosto 2011

Mia nonna e l'era dei lumi

Oggi l’ascolto.
Non succede spesso, anzi... diciamo che accade davvero di rado. È diventata quasi una reazione automatica: parte il disco delle raccomandazioni, dei rimproveri sul mio cervello che si sta ammalando perchè crede che le maniglie dell’amore siano la piaga dell’umanità, o del fatto che ho un piercing in viso, un tatuaggio che è per sempre come il diamante, o dei piedi scalzi che prendono freddo e poi mi ammalo, della macchina che va controllata e lo dimentico, delle responsabilità che mi sto accollando e che non mi rendo conto di dover sopportare; e via dicendo.
Insomma, è un bla-bla che conosco a memoria e so che lei vuole solo che le dica che ho capito. Quindi ripeto il copione, ed è felice per un po’.
Ma come dicevo, oggi decido di ascoltarla davvero.
Mi chiede per l’ennesima volta come funziona l’università e penso: «diamine, non è difficile da capire!», ma poi mi rendo conto che a volte la mia pazienza è troppo limitata, che perdo la voglia di spiegare.
Quando ero piccola invece mi piaceva e mi perdevo sempre in discorsi infiniti e a mia volta insistevo perchè mi si illustrasse per filo e per segno il cruccio del momento. Sì, forse ho perso la pazienza da qualche parte come Orlando con il suo senno. Così respiro profondamente e le spiego tutto nei dettagli, dall’inizio alla fine: la scuola, i progetti, le aspettative, tutto quanto.
Le mi sorride e mi dice: «scusa la nonna se in certe cose è ignorante».
Mentre parlo digito un messaggio con il cellulare e lei mi guarda incuriosita da come si possa “scrivere con i numeri”. Le sembra una cosa impossibile e complicatissima. È davvero un’epoca che mi pare lontana anni luce, quella dalla quale proviene mia nonna.
Allora le mostro come si fa, anche se so che non imparerà mai ad usarlo. Non importa, penso che lei ha speso tanto di quel tempo ad insegnarmi le cose più banali e mi si stringe il po’ il cuore, ma questo non glielo dico.
Inizia poi a dirmi che sono cresciuta tanto (sì, cade sempre in questo luogo comune) e che vivere da sola è un passo gigantesco. Mi chiede: «Perchè lo fai? Perchè da sola? Si sta così male a non poter parlare con nessuno, ci si sente così persi... non ti senti persa?».
Faccio cenno di no con la testa.
Mia nonna sospira. «Io pagherei per non stare da sola e tu invece vuoi fare troppi sacrifici per restarci».
Mi sento un po’ a disagio, allora le faccio notare che la mia situazione e un po’ diversa dalla sua.
Mi dice: «Hai ragione gioia, a me manca il nonno. Mi manca tanto. Tu te lo ricordi vero?».
Di solito non ne parla mai. Le rispondo di sì. Certo che mi ricordo.
«Come lo trovo un altro uomo così? Dov’e? Non esiste, non esiste».
Odio davvero sentirla parlare così, non perchè io sia un’insensibile, ma mi dà fastidio. È morto, basta piangere sul latte versato, si deve sempre andare avanti. E glielo dico, in faccia e senza sentimento.
Vai avanti, non pensarci.
Annuisce e mi coglie alla sprovvista: «Lo so che dico sempre le stesse cose. Mi lamento spesso. Ti ricordi con il nonno tutte le volte che litigavamo perchè non mi faceva mai un complimento, nè mi dava un’attenzione? Quante maledizioni, quante discussioni solo perchè volevo essere accarezzata, baciata, coccolata. Soltanto perchè volevo essere certa del suo amore. Non ti sembra egoismo questo? Pretendere un gesto che comunque ti viene dimostrato in un altro modo, come a dire che la maniera che vogliamo noi è migliore di un’altra. E vedi... non ci si pensa e si discute, si discute, si discute e non si ascolta.. si perde tempo che poi si finisce per rimpiangere. Oh gioia mia, come lo rimpiango questo tempo! Restituirei il ricordo che conservo gelosa di ogni carezza, pur di riavere il suo muso lungo accanto al mio. Non mi rendevo conto di quant’era immensa la fortuna che avevo». Non si interrompe, parla tutto d’un fiato. «E rompo un po’ le scatole perchè sono vecchia e quando ti vedo mi sembri sempre più grande, e mi fuggi via perchè è così che va... ma non voglio andarmene facendomi ricordare come la nonna brontolona. È che ti voglio bene e ci tengo che tu stia sempre al meglio, e se ti rimproverò lo faccio solo perchè ti stai allontando, ma io sono così fiera di come sei stata cresciuta. E mi manca il nonno in questi momenti dove mi rendo conto di quanto sei bella sempre, dentro e fuori».
Le scappa una lascrima, allora si zittisce e si volta.

E mi sento egoista, proprio come lei aveva detto di essere stata con mio nonno. Sì, e mi sento anche a pezzi dentro per tutte le volte che non l’ho ascoltata davvero.
Ci rifletto su, lo faccio attentamente e come per ogni cosa che mi cruccia la scrivo.
Distendo i concetti in parole ordinate, come se servisse a impremerli nella testa. 
Credo di aver imparato qualcosa oggi, ma penso anche che domani tutto ciò mi sembrerà solo fiato su corde vocali che molto spesso facciamo vibrare senza un preciso motivo.
È proprio vero. Sono un’egoista - tanto quanto ogni essere umano sulla faccia della terra - e come tale penso solo a star bene nel presente e mi scordo quasi sempre delle cose importanti.

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